17Nov
By: aipfadmin Acceso: Novembre 17, 2019 In: News Comments: 0
Sea Shepherd ancora in difesa del Mediterraneo, in collaborazione con la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza, mostra l’inquinamento da plastica causato dai FAD illeciti. L’operazione ha ricevuto il supporto di Aeolian Islands Preservation Fund e di Smilewave Fund e la collaborazione dei pescatori artigianali di Lipari e Salina.
Alle Isole Eolie, pescatori provenienti da grandi flotte limitrofe e industriali, calano un numero di FAD, fino a ottocento per singola imbarcazione, ben oltre superiore i 20 consentiti dall’ordinanza locale, condizione che contribuisce a impoverire il mare e a mettere in ginocchio l’economia della piccola pesca artigianale. Recuperati 77 FAD e 150 kilometri di spago di polipropilene.
La nuova campagna di Sea Shepherd nelle Isole Eolie
 Sea Shepherd è tornata nelle acque italiane per combattere il più grande inquinamento da plastica dei fondali marini del Mediterraneo, dovuto alla pesca illecita combattendo contro:
  • Enormi quantità di plastica riversata in mare e non recuperata, causando sia un inquinamento permanente nella rete alimentare (oggi aggravato dalla formazione di microplastiche nel tempo), sia un rischio per molte specie marine, tra cui alcune protette dalle Direttive Europee come ad esempio la tartaruga Caretta Caretta;
  • La pesca illecita e illegale esercitata da pescatori provenienti da grandi flotte limitrofe e industriali, che calano un numero di FAD, fino a ottocento per singola imbarcazione, ben oltre superiore i 20 consentiti dall’ordinanza locale, condizione che contribuisce a impoverire il mare e a mettere in ginocchio l’economia della piccola pesca artigianale.

Secondo studi recenti*, la presenza di FAD illeciti è di dimensioni inimmaginabili:

  • 10.000 FAD illeciti nel sud Tirreno con, stimati, 20.000 kilometri di polipropilene e centinaia di migliaia bottiglie e taniche di plastica;
  • 1.596,518 FAD e 5.398,500 bottiglie e taniche di plastica sono stati riversati nel resto del Mediterraneo dal 1961 al 2017;
  • La pesca INN (Illegale, Non dichiarata e Non regolamentata) che uccide molte specie arricchendo la criminalità e mettendo in ginocchio l’economia della piccola pesca artigianale.

*Fonte: pubblicazioni sul Journal of Environmental Management

(https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0301479719314677?via%3Dihub)

I FAD illeciti, una volta spezzatosi il loro ancoraggio, diventano trappole mortali di reti di spago galleggiante in cui rimangono impigliati uccelli marini, tartarughe, cetacei e pesci.

La missione Siso 2019 ha visto la collaborazione di un gruppo di pescatori artigianali di Lipari e di Salina, che hanno contribuito alla campagna segnalando le aree maggiormente colpite dalla sovrapesca e mettendo a disposizione la loro conoscenza per la difesa del mare.

La strategia dell’operazione, in collaborazione con le autorità italiane, ha previsto l’utilizzo di due imbarcazioni di Sea Shepherd inizialmente in incognito: un catamarano di 35 piedi e un gommone veloce della Flotta di Nettuno: l’Hunter. Uniti alla barca a vela di Roberto Soldatini, direttore d’orchestra che vive nella sua barca a vela da 9 anni, che ha scelto di partecipare.

Grazie alla collaborazione di pregio con la Guardia Costiera e la Guardia di Finanze è stata svolta una campagna di due settimane che ha permesso di individuare, mappare nel GPS e recuperare ben 77 FAD, pari a 150 kilometri di spago, centinaia di taniche di plastica, spesso ancora contenenti al loro interno materiali altamente inquinanti (es. residui di olio motore, gasolio, benzina, prodotti chimici di vario tipo). Un’operazione di grande successo, resa possibile grazie al forte lavoro di squadra con le autorità e la comunità del mare, per formare un fronte unico in difesa del Mare.

L’operazione è iniziata da Porto Rosa, in Sicilia, seguendo la rotta che negli anni precedenti ci aveva portato a individuare i FAD utilizzati illecitamente. Le imbarcazioni erano state attrezzate con un sistema di verricelli creato appositamente per recuperare ogni parte dei FAD, togliendo dal mare sia lo spago in plastica, sia le taniche di plastica poste in superficie.

Commento di Andrea Morello Campaign Leader Operation SISO:

Il problema dei FAD illegali ha mostrato ora la sua vera dimensione. Da soli non riusciremo ad affrontare questi numeri nemmeno con 100 navi a disposizione. Ma andremo avanti coordinati con le autorità, Guardia di Finanza e Guardia Costiera e grazie ai pescatori artigianali e al supporto dell’Aeolian Islands Preservation Fund, di Smile Wave e a tutti i supporter che ci sostengono per riportare legalità e giustizia negli oceani di tutto il mondo”.

Il FAD è un antico attrezzo di pesca artigianale, denominato localmente ‘caponara’ o ‘cannizzo’ (internazionalmente conosciute come Fishing Aggregating Devices (FADs), usato spesso in modo improprio, non regolamentare. Il FAD è costituito da due componenti: una galleggiante, fatta di bidoni di plastica e foglie di palma, e una di ancoraggio sul fondo, fatta generalmente di un lungo filo propilene, legato attorno ad un peso di cemento o rocce che agisce come zavorra, permettendo all’attrezzo di ancorarsi a grandi profondità. Tale attrezzo mira a catturare principalmente la lampuga (chiamato negli USA mahi mahi, o in Sicilia ‘capone’).

Attualmente, il piano di gestione locale (PdGL) delle Isole Eolie norma l’uso dei “cannizzi”, citando come segue: “Nell’area da gestire saranno individuate aree specifiche su cui ancorare i “cannizzi” e ne saranno programmati il numero (massimo 20), la posizione e la messa in opera (misura 1.4 del FEP 2007-2013). Le aree sono assegnate tramite sorteggio ai pescatori e siglati in modo da renderli riconoscibili. Inoltre, per far fronte alla progressiva anticipazione della cattura delle lampughe che si è registrata negli ultimi anni si stabilisce la messa in posa dei “cannizzi” a partire dal 15 di settembre e l’inizio delle attività di cattura il 30 di settembre”.

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