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By: aipfadmin Acceso: Giugno 30, 2019 In: News Comments: 0

Negli scorsi anni sono stati scoperti estesi campi a camini idrotermali fumanti intorno all’isola di Basiluzzo (Panarea), denominati proprio per la loro attività “Smoking land”. Questi ambienti, apparentemente inospitali nascondono una insospettata biodiversità a partire da una intensa attività microbica capace di trasformare l’energia chimica vulcanica in energia biologica. Per questo, anche quest’anno, lo studio della biodiversità marina dell’arcipelago delle Isole Eolie è un obiettivo prioritario dei ricercatori della Stazione Zoologica di Napoli Anton Dohrn(SZN) che da anni sono impegnati in attività di ricerca mirate a valutare gli adattamenti delle specie in ambienti “estremi” quali le sorgenti idrotermali costiere e profonde diffuse che interessano principalmente l’isola di Panarea, Salina e le acque calde di Vulcano.

I sistemi idrotermali sono, sin dalla loro scoperta nel 1977 al largo delle Isole Galapagos, centri di interesse non solo per la ricerca scientifica ma anche per attività turistiche e commerciali attratte dalle loro peculiarità. Nelle isole Eolie, questi ambienti rappresentano habitat unici in cui vivono specie protette e rare; sono particolarmente fragili e necessitano quindi, la massima urgenza di tutela, attraverso sistemi di gestione che ne preservino l’integrità e ne garantiscano le dinamiche chimiche e biologiche. Le attività umane incontrollate, possono infatti danneggiarne le strutture e la fauna ad esse associata. Le ricerche della SZN mirano anche a realizzare misure specifiche di mitigazione per supportare un piano di gestione che preveda misure di protezione e codici di condotta nello svolgimento delle varie attività.

A tale scopo, per proteggere gli ambienti idrotermali in Canada, Messico, Portogallo e Stati Uniti sono state istituite aree marine protette delimitate da confini ben identificabili.

I camini eoliani sono numerosi, di grande bellezza ma estremamente fragili, si sgretolano al minimo contatto e mal tollerano le attività antropiche, talvolta, sono stati trovate anche attrezzature da pesca abbandonate sui camini e in quelli costieri e tracce di ancoraggi.

Anche l’intensa ricerca scientifica che è condotta da numerosi istituti di ricerca italiani e stranieri va monitorata e controllata anche in assenza dell’area marina protetta, attraverso un protocollo condiviso sui metodi da adoperare e le attività di campionamento.

La rilevanza, il ruolo ecologico e la rarità di questi ambienti eoliani evidenzia e rafforza il riconoscimento delle isole Eolie da parte dell’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, un motivo in più per difendere questi ambienti oggi minacciati.

Per ulteriori informazioni rivolgersi a Teresa Romeo
Email: teresa.romeo@szn.it

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