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By: aipfadmin Acceso: Giugno 21, 2019 In: News Comments: 0

Testo e foto di Stefano Acunto

L’arcipelago delle Eolie è un sistema di rilievi di origine vulcanica che si innalzarono dalle profondità del Mar Mediterraneo circa un milione di anni fa. Sette isole principali, ciascuna con le sue peculiarità, custodi di un patrimonio di storia e di emergenze naturalistiche di importanza straordinaria.

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Foto 1. Le tipiche coste rocciose di origine vulcanica delle Isole Eolie. Sullo sfondo Stromboli.

In mare, nella fascia di profondità che dalla superficie arriva a circa 50 metri, i fondi rocciosi prevalgono su quelli sabbiosi. Questi ultimi sono comunque ben rappresentati e, dove l’inclinazione del fondo non è eccessiva, sono spesso colonizzati da una pianta marina del tutto simile a quelle terrestri, la Posidonia oceanica. Le coste rocciose e le praterie di Posidonia ospitano una varietà eccezionale di animali e vegetali che, insieme, rappresentano quel patrimonio di biodiversità che costituisce la vera ricchezza delle Isole Eolie.

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Foto 2. Alcune alghe brune del genere Cystoseira colonizzano la zona di transizione tra terra e mare.

Sulle scogliere eoliane fin dalla zona di transizione tra terra e mare non è raro incontrare vere e proprie foreste marine in miniatura i “cistoseireti”. Il termine, che deriviamo dal nome scientifico assegnato a queste alghe brune (Cystoseira spp.), raggruppa un numero considerevole di specie diverse ma affini sia dal punto di vista sistematico che per le importantissime funzioni che svolgono.

Ma perché sono così importanti? Ogni singola Cystoseira può raggiungere un’altezza di 50-60 centimetri e quando abbondano a formare folti cistoseireti, come in una foresta di montagna, rendono più complesso l’ambiente creando gli habitat ideali per la sopravvivenza di una florida comunità di organismi. Tra le alghe si vengono a formare zone più o meno illuminate e più o meno nascoste che possono ospitare specie animali e vegetali con diverse esigenze ecologiche: i pesci le perlustrano in cerca di nutrimento, sotto le loro fronde c’è un “sottobosco” che pullula di altre alghe, spugne, molluschi, crostacei, un luogo ideale per vivere e per sfuggire ai predatori.

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Foto 3. Lo spirografo (Sabella spallanzanii) dispiega il suo ciuffo branchiale tra le cistoseire.
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Foto 4. Una stella marina (Ophidiaster ophidianus) si muove nel cistoseireto

 

I densi popolamenti di Cystoseira rappresentano anche importanti siti di riproduzione; sono molte infatti, sia tra i pesci che tra gli invertebrati, le specie che vi depongono le uova e che qui conducono le prime fasi della loro vita.

In tutto il Mediterraneo vivono una trentina di specie di Cystoseira; purtroppo, negli ultimi decenni, queste hanno subito un forte declino soprattutto lungo le coste continentali del bacino a causa di diversi disturbi generati dalle attività umane. Fortunatamente alle Eolie, così come in molte altre piccole isole del Mare nostrum, godono ancora di buona salute!

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Foto 5. Una “foresta” di alghe ricopre completamente la parte più esposta della roccia: il cistoseireto.

Posidonia oceanica è una pianta strettamente marina, vive unicamente nel Mediterraneo dove riveste un ruolo di fondamentale importanza per l’equilibrio ecologico della fascia costiera.  Ciò che la distingue dalle alghe è la presenza di organi differenziati: radici, fusti modificati detti rizomi e foglie, deputati ognuno ad una funzione specifica.

Il rizoma coopera con le radici a fissare la pianta al fondo ed è deputato ad immagazzinare riserve nutritive ed anidride carbonica, si accresce sia in senso orizzontale che in senso verticale: la crescita verticale consente alla pianta di sfruttare la luce e di contrastare il progressivo insabbiamento dovuto alla continua sedimentazione, mentre la crescita sul piano orizzontale consente ai rizomi di colonizzare lo spazio vuoto attorno ad essi. È così che si formano le grandi distese verdi di Posidonia oceanica chiamate praterie.

Foto 6_Fasci ortotropi

Foto 6. Posidonia oceanicacon rizomi a crescita verticale (ortotropi).
Foto 7_Fasci plagiotropi
Foto 7. Posidonia oceanica con rizomi a crescita orizzontale (plagiotropi).

Le praterie o posidonieti ricoprono più del 2% della superficie sommersa del Mediterraneo spingendosi fino ai 30-40 metri di profondità. Anche se le praterie su sabbia sono più frequenti e diffuse, la pianta può crescere su sedimenti di diversa granulometria e anche su roccia. È per questo chePosidonia oceanica è ben rappresentata intorno alle isole nonostante le coste eoliane, per la loro natura e conformazione, non siano particolarmente adatte al suo insediamento.

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Foto 8. La prateria di Posidonia oceanica può coprire il fondo marino dalla superficie fino a 30 – 40 m di profondità.

Grazie al suo sviluppo fogliare la pianta è in grado di liberare nell’ambiente fino a 20 litri di ossigeno al giorno per ogni metro quadrato di prateria. Inoltre, iposidonieti sono considerati il luogo con maggiore biomassa e produttività del Mediterraneo; la grande quantità di sostanza organica prodotta costituisce una fonte di cibo diretta e indiretta per numerosi organismi ed è il punto di partenza di una complessa rete alimentare che coinvolge sia i detritivori, che si nutrono principalmente delle foglie che si staccano dalla pianta a conclusione del loro ciclo annuale, che gli erbivori.

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Foto 9. Il riccio (Paracentrotus lividus) è tra le poche specie che si nutrono delle foglie verdi di posidonia.

I posidonietisono dunque di straordinaria importanza per l’elevatissima diversità delle comunità di animali e vegetali ad essi associate e costituiscono un’area di riproduzionee rifugio per un grande numero di organismi, tra cui anche specie di pesci, molluschi e crostacei di importanza commerciale e specie minacciate come Pinna nobilis.

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Foto 10. Un esemplare di Pinna nobilis, conosciuta come nacchera o semplicemente pinna.

Le praterie delle Isole Eolie possono essere considerate in buono stato di conservazione, tuttavia, esse sono sottoposte a diverse minacce come ad esempio gli ancoraggi, la diffusione di alghe aliene invasive, la costruzione di infrastrutture costiere, l’inquinamento delle acque e la pesca a strascico illegale. È per questo che l’attuazione di appropriate misure di fruizione e gestione, già sperimentate altrove ed in grado di mitigare l’impatto di tali minacce, risulta ormai urgente al fine di garantire il futuro delle praterie eoliane.

Per concludere, i cistoseireti ed i posidonieti sono sistemi vegetali complessi che, oltre alla funzione tipica di produttori di ossigeno e materia organica, sono anche artefici e custodi di biodiversità, sono “foreste marine” che, come quelle terrestri, rappresentano il massimo livello di sviluppo che un sistema ecologico può raggiungere in un determinato habitat. La loro presenza è un segnale inequivocabile della qualità delle acque marine costiere. Lo sanno bene i frequentatori delle Isole Eolie, residenti o visitatori, che possono ancora godere di acque limpide e rigogliose da vivere e da rispettare nella consapevolezza che custodire e tramandare tanta bellezza è responsabilità di ciascuno di noi.